Oggi è il compleanno di Andrea. Ne fa 38, come me. Auguri!
Ho la fortuna di avere Andrea come Amico e di lavorarci insieme da parecchio tempo.
Gli auguri ad un amico possono essere l’occasione, ancora una volta, per dire quello che penso sul senso della vita (BOOM!). Cosa siamo, cosa vogliamo e cosa possiamo diventare. Quello che vale, veramente.
Il resto sono chiacchiere.
Ebbene io penso da sempre che noi siamo chi frequentiamo. Per un minuto, per un giorno, per una vita. Scegliendo, subendo, cercando. Noi interagiamo con gli altri, con chi ci piace e con chi non ci piace, e diventiamo Noi. Chi pensa di fare da solo, magari a causa di un’alta considerazione del proprio ego, e vive nello scetticismo continuo circa il relazionarsi con il prossimo, chi sta sempre lì a giudicare i comportamenti altrui o della massa, beh, secondo me sbaglia. E di grosso. Tu frequenti, interagisci, assimili e ti fai un’idea in più. La tua idea. Ti formi. Sei.
Un amico comune a me ed Andrea, anni fa mi fece un post di auguri simile a questo e qui rubo da quello scritto una variazione sul tema che faccio mia: “Noi non siamo quel che siamo stati, ma quello che saremo”. Quindi, tranquilli, non si finisce mai di diventare Noi.
Detto questo, c’è poi l’Andrea pensiero, ciò che mi fa fiero e felice di essere un po’ Iacomini anche io.
Tempo fa, durante un 2011 che è stato assai difficile e faticoso per una serie di motivi, eravamo insieme in ufficio. Se non sbaglio era terminata una riunione piuttosto pesante. Noi eravamo reduci tutti e due da una settimana di influenza dei figli a casa, il che aveva sicuramente alimentato un po’ di attrito con le nostre mogli che, magari giustamente, ci rimproveravano anche un’ennesima dimenticanza casalinga. Come se non bastasse poi la politica, la tanto amata politica che ha visto Andrea sacrificarsi molto più di me, ma ci ha visto sempre perdere insieme, continuava a darci dispiaceri. Se non erro la Roma e l’Inter (unico tallone d’Achille dello Iaco) avevano anche perso tutte e due e, come se non bastasse, i nostri cellulari in quei giorni continuavano a suonare ininterrottamente una volta per uno senza ricevere da noi risposta con il display che indicava su entrambe “Direttore Banca”.
Ecco, quel pomeriggio rientrando in stanza – eravamo soli – ci sediamo e lui mette su YouTube “Vedo nero” di Zucchero e comincia a fargli il verso, mugugnando esattamente come fa Sugar (Andrea è anche un imitatore sopraffino). Poi si ferma di colpo, mi guarda, e mi fa: “Ehi DeA, ma tu lo sai perché non ci avranno mai? lo sai perché fino ad ora non ci hanno sconfitto? nonostante tutti gli schiaffi, i calci e le umiliazioni subite dal continuo paragone con la generazione dei nostri padri…dei nostri nonni…lo sai perché nonostante i tanti coetanei caduti io e te stiamo ancora qua?”
Io non ho detto nulla. Mi sono messo comodo e mi sono apprestato a ricevere la risposta alla sua domanda, che già sapevo mi avrebbe fatto godere.
“Perché noi non ci prendiamo sul serio, DeA. Mai. Lavoriamo, fatichiamo e siamo bravi in quello che facciamo perché ci mettiamo la passione senza la convinzione di sentirci stocazzo. Vendiamo aria fritta, ci dicono quelli che ci vogliono male. E quando sorridono e spesso ci giudicano, perché pensano che facciamo un lavoro che non è un lavoro, noi la soddisfazione di prendercela non gliela diamo. Perché nonostante tutto non ci prendiamo sul serio, mai. E come potremmo?
DeA, chi si prende sul serio oggi
è perduto!”
Signore e signori, un grande uomo: Andrea Iacomini.
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